Contraffazione? No, grazie.
La contraffazione è una diretta conseguenza del mercato, giorno dopo giorno, sempre più globale.
I maggiori punti di forza di questo fenomeno, rinforzati appunto dalla globalizzazione, vertono sulla:
• difficoltà nel rintracciare il produttore del bene o del servizio contraffatto,
• scarsa conoscenza dei prodotti e difficile riconoscimento dell’originalità,
• concorrenza sempre più alta e cultura sbagliata nel pensare che l’illecito per la sopravvivenza possa diventare lecito.
Falsificazione di corsi e di certificazioni
Nel nostro campo il problema della contraffazione, riguardante, quindi, i corsi di formazione professionale e le conseguenti certificazioni, sta diventando una questione molto seria, che produce danni sempre più ingenti.
Come portato alla luce dalle varie inchieste che si stanno aprendo in Lombardia, questi si localizzano come problemi regionali perché l’ente preposto all’ispezione dei corsi è proprio la Regione.
Ma cosa spinge le aziende ad agire per illeciti? La matrice che muove le imprese è più che altro legata ad un guadagno “facile”, perché oltre al profitto, la contraffazione porta anche ad un elevato risparmio sia per il fornitore che per il cliente. Quest’ultimo, poi, oltre che un risparmio economico ne avrà uno sulla salute del dipendente.
“Risparmiare sulla salute del dipendente” vuol dire giocare d’azzardo, vuol dire mettere a repentaglio l’intera azienda per un effimero guadagno economico, che in realtà non c’è. Puntare su certificazioni false significa non solo non sapere se un lavoratore è in grado fisicamente di svolgere un compito, e quindi renderlo una potenziale vittima sul posto di lavoro, ma rischiare, come successo in Lombardia, una grave denuncia verso il datore di lavoro.
In quest’ottica, quindi, è giusto risparmiare dei soldi da reinvestire in un’impresa della quale aumenta soltanto il rischio di fallimento? Ebbene sì, parliamo proprio di rischio di fallimento, perché un dipendente deceduto porterebbe conseguenze gravissime sulla vita dell’azienda. Dalla chiusura momentanea degli impianti per lo svolgimento delle indagini ai costi legali troppo elevati per sostenere eventuali denunce a carico della PMI.
A questo punto, vogliamo porvi una domanda: “È meglio risparmiare i circa 300/400 € (a seconda del corso) per formare i propri dipendenti piuttosto che rischiare una perdita di dieci volte superiore?”
Qui, da Gruppo Minerva, sosteniamo l’onestà e siamo assolutamente contro la contraffazione, nonostante questo possa sembrare poco proficuo sotto l’aspetto economico. La nostra forza è la qualità dei servizi che offriamo e continuerà ad esserlo da qui agli anni che verranno. Anzi, siamo sempre più convinti che non garantire corsi adeguati alle vostre esigenze o cadere nelle falsificazioni rappresentano fallimenti non solo etici, soprattutto morali.
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